Montessori, perché no?

In Europa Montessori è presente in tutti gli Stati, compresa la Russia e diverse repubbliche dell’ex Unione Sovietica. Così anche in Asia: dalla Turchia, alla Arabia Saudita, dall’India alla Cina, dalla Thailandia al Vietnam, dalla Corea al Giappone, al Tibet. In Africa si contano diverse Scuole Montessori in Marocco, in Senegal, in Nigeria, in Tanzania.
Cifre da capogiro anche negli Stati Uniti, mentre in Italia, abbiamo ancora bisogno di riscoprire l’approccio educativo di M. Montessori straordinaria scienziata, o come la definì Francesco De Bartolomeis “una robusta mente di scienziato” un approccio “rigorosamente scientifico” tanto consolidato nel resto del mondo, quanto dimenticato nel nostro Paese, la patria di Maria Montessori.

Eppure il Metodo Montessori, che ancora oggi riceve strepitose conferme dalla ricerca psicopedagogica e dalle neuroscienze, permette a bambini e a ragazzi di sviluppare capacità di apprendimento e comportamentali a livelli molto alti. Capacità che emergono laddove è garantita la libertà d’azione, in un ambiente dove gli adulti non sono giudicanti, non spronano di continuo alla competizione forsennata, sanno tenere a freno la loro ansia per i risultati e, perciò, danno scarso rilievo a premi, castighi e voti, ma vigilano con discrezione, sono osservatori attenti e profondi conoscitori dei periodi sensitivi che i bambini e i ragazzi attraversano, fungono da mediatori tra loro e l’ambiente che li circonda, li sostengono, li accompagnano amorevolmente, senza sostituirsi a loro.

Nella concezione di Maria Montessori, l’educazione non è “trasmettere cultura”, i bambini non sono trattati come vasi vuoti da riempire; educare per Maria Montessori significa offrire tutto ciò di cui una persona ha bisogno per diventare sé stessa, coltivando e facendo crescere le sue potenzialità e capacità personali. E allora, lascio che il bambino ripeta più volte la stessa attività – aprire e chiudere un cassetto, salire e scendere le scale – fino a quando è raggiunta quell’acquisizione.
Si tratta di un approccio educativo che non ignora gli interessi autentici dei bambini, ma prende in seria considerazione i loro specifici bisogni di crescita, fin dalla nascita, i loro desideri, valorizzandone le differenze individuali. L’educazione, per Maria Montessori, non è un episodio della vita: essa dovrebbe cominciare con la nascita e durare così a lungo come la vita stessa.

“Corrispondere ai bisogni dell’essere immaturo: uniformarsi alle sue necessità, rinunciando alle proprie: ecco ciò che dovrebbe fare l’adulto” è quanto scriveva Maria Montessori, grande scienziata dell’educazione, in uno dei suoi testi, Il segreto dell’infanzia, pubblicato circa settant’anni fa. E prosegue riportando un esempio tratto dal mondo animale: “ Niente è più interessante di ciò che avviene quando un nuovo elefantino è condotto dalla madre nella squadra degli adulti: la gran massa degli enormi pachidermi, rallenta la marcia per corrispondere all’andatura del piccino: e quando esso è stanco e si ferma, si fermano tutti”.

In un’epoca in cui il genere umano ha perso gli “antichi istinti”, riducendo a evento medico l’attesa, il parto, la nascita e dove la cultura dell’accoglienza al neonato è ancora tutta da costruire e lo stile di cura dei piccoli è prevalentemente a “basso contatto”, le parole di Maria Montessori risuonano con particolare intensità, scuotono nel profondo e ricollocano il bambino al centro della scena educativa.

E’ impensabile, allora, che ancora oggi quella che è stata identificata come la “rivoluzione copernicana in pedagogia”, che contribuisce in maniera significativa a formare persone autonome, responsabili e solidali, questa straordinaria proposta educativa, in grado di accogliere e affrontare le sfide che la società contemporanea pone all’educazione, qui da noi, in Italia, trovi così tante resistenze.

L’idea Montessori, anche se, purtroppo, può diventare un redditizio brand, rappresenta una proposta culturale di altissima qualità che se compresa e accolta permette di “resistere al rumore delle mode didattiche e pedagogiche, di pensare l’essenziale, di distinguere l’importante dall’interessante” (R. Regni).
E l’importante oggi più che mai è il bambino, quel singolo bambino, a scuola e in famiglia, con la sua storia, i suoi desideri, le sue capacità, i suoi bisogni.

E allora, Montessori, perchè no?

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